Un enorme spettro si aggira per le strade di Roma...

Publié le par s.b.

Roma, 24 novembre: 150.000 donne in piazza contro la violenza maschile

 
Le donne Rom (una quarantina) hanno aperto il corteo. Dietro lo striscione «La violenza degli uomini contro le donne comincia in famiglia e non ha confini» oltre 400 associazioni femminili, femministe e lesbiche, centri antiviolenza, donne dei movimenti, donne singole. Altri striscioni, cartelli e slogan: "L'assassino non bussa, ha le chiavi di casa", "Contro la violenza del maschile, autonomia femminile"; "Donne, se ci ama da morire, preoccupiamoci"; "Violenza familiare, violenza patriarcale"; "Se la violenza è sotto il tetto che ce faccio cò sto pacchetto"; "Violenza familiare, basta sopportare"; "Famiglia assassina"; "Ne uccide più l'amore che il tumore"; "Fuori i fascisti da questo corteo"; "La violenza contro le donne non dipende dal passaporto, la fanno gli uomini"; "Giù le mani dalle donne!"; e così via, passando dagli slogan lesbo fino allo striscione "Urlare la nostra rabbia, trasformarla in forza, trasformare la nostra forza in lotta".

Il corteo si è snodato per via Einaudi, piazza dei Cinquecento, via Cavour, largo Ricci, via dei Fori imperiali, piazza Venezia, via delle Botteghe oscure, largo di Torre Argentina, corso Vittorio Emanuele, via della Cuccagna, piazza Navona. Qui, le donne dell'Ugl che la occupavano sono state sloggiate, e il corteo si è concluso cacciando dal palco le parlamentari che si stavano pavoneggiando davanti alle telecamere.

La manifestazione, organizzata molto in sordina, quasi ignorata fino a due-tre giorni fa, è stata messa in piedi da un gruppo di collettivi femministi di Roma tra cui Amatrix, Libellule, Feramenta, Associazione femminista via dei Volsci, a cui sicuramente non fa difetto la rabbia e le idee chiare. "L'idea della manifestazione è stata nostra" spiega Amelia, "non vogliamo cappelli politici anche perché delle scelte di questa politica non condividiamo quasi nulla. E non vogliamo uomini, abbiamo fatto una scelta sessista e separatista perché in questo modo si capisca che il problema in Italia è di tipo culturale e serve scardinare la società di tipo patriarcale...". Il tanto vituperato, da destra e soprattutto da sinistra, separatismo(1) è stato l'impronta di tutta la manifestazione: le compagne che non erano d'accordo si sono accodate, essendo in netta minoranza, in fondo al corteo(2).

Cacciate assieme agli uomini, alcune anche in malo modo, le (poco) onorevoli deputatesse e senatrici del marciume parlamentare, presentatesi come "rappresentanti" politiche delle donne: Giulia Buongiorno, Mara Carfagna, Giovanna Melandri, Alessandra Mussolini, Barbara Pollastrini, Stefania Prestigiacomo, Livia Turco(3).

Due, pertanto, le note caratteristiche della stupenda manifestazione di Roma, che hanno subito messo in allarme tutte le forze politiche filo-sistema:
- 1°) l'affermazione dell'autonomia femminile, primo passo per l'auto-organizzazione e l'auto-difesa contro ogni forma di violenza, maschile e statale;
- 2°) la sua netta caratterizzazione anti-parlamentare e anti-sistema.

In quasi tutte le città italiane sono stati organizzati dalle stesse donne treni e pullman: da Milano a Bari, da Cagliari a Bologna, da Genova a Salerno, Torino e Gorizia, da Potenza a Palermo. Moltissimi i boicottaggi, istituzionali e personali, soprattutto di mariti, fidanzati, padri ecc.

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Voci dal corteo
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(1) La partecipazione degli uomini alla manifestazione di sabato, così specifica, così sofferta, sarebbe stata l'ennesima riaffermazione della violenza maschile sulle donne, sotto forma dell' onnipresenza dell'uomo.

(2) Queste compagne non hanno capito che in occasione di un corteo di donne contro la violenza maschile, la cosa migliore che potevano fare gli uomini era di stare a casa a curare i figli e/o gli animali domestici, fare le pulizie e la spesa, e preparare da mangiare per il ritorno delle guerriere!

(3) La critica più subdola che è stata mossa alle manifestanti per la estromissione delle parlamentari, è che - così facendo - perdevano l'occasione di avere una sponda in parlamento per l'approvazione accelerata delle leggi in cantiere "a protezione delle donne". In realtà, le manifestanti, col loro comportamento ostile, hanno pubblicizzato la natura radicale, anti-parlamentare e anti-sistema, della mobilitazione. Nessun striscione, nessun cartello, nessuno slogan chiedeva "leggi a favore delle donne"! Siamo di fronte ad un passo avanti della lotta politica rivoluzionaria in Italia: chi lo capisce, bene; chi non lo capisce, se ne accorgerà tra breve...

Publié dans La crisi di regime

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