Il partito della rivoluzione proletaria
Il “partito rivoluzionario” è il partito della rivoluzione proletaria, per il socialismo e il comunismo, e, quindi, internazionale, per definizione.
Esso ha mosso i primi passi con la Lega dei comunisti nel 1847 in Germania e via via si è sviluppato in tutto il mondo, con un processo dialettico, caratterizzato da alti (pochi) e bassi (tanti), avanzate (brevi) e rinculi (prolungati), vittorie (due, parziali) e sconfitte (troppe).
Il “partito rivoluzionario” è la forma organizzata che assume, di volta in volta, il comunismo in quanto movimento reale che modifica, con la lotta rivoluzionaria, lo stato di cose attuale.
Si caratterizza per la natura rivoluzionaria delle lotte che è in grado di suscitare, coordinare, dirigere; non per le sigle, i programmi e gli slogan con cui di volta in volta si manifesta all’esterno.
Esso si afferma, quando si afferma, solo dopo un aspro e spietato processo di delimitazione da tutte le correnti e le forze politiche, espressione della lotta delle classi, come portabandiera della lotta di classe del proletariato contro la borghesia.
Storicamente, il filo rosso, contorto e sfilacciato in più punti, si snoda, a partire dalla Lega dei comunisti (1847-1852) e della Prima Internazionale (1864-1872), con lo sviluppo del socialismo in Germania e della Seconda Internazionale (1889-1914); con la lotta dei bolscevichi russi (1898-1917 e 1917-1926) e della Terza Internazionale (1919-1926). Nei vari paesi, si distinguono i tentativi eroici dei comunisti tedeschi (1914-1924) e la lotta quasi secolare della sinistra comunista italiana.
In Italia, a partire dai primi circoli marxisti e dello sviluppo del socialismo, fino alla fondazione del Partito comunista d’Italia (gennaio 1921). Dal 1926-27 in poi, il filo rosso si è spezzato in mille piccoli gomitoli (la cd “sinistra comunista”), caratterizzati dall’anti-stalinismo e dall’anti-parlamentarismo, ma poco propositivi ed efficaci sul terreno pratico di lotta; attorniati e attaccati dalle espressioni organizzative delle ali radicali ed estreme delle altre classi e frazioni di classe, in lotta tra loro, e contro il proletariato rivoluzionario (gruppi ex e neo-stalinisti; maoisti; “operaisti”; “lottarmatisti”, “movimentisti”, “antagonisti”, ecc.).
Concludendo. Il movimento comunista rivoluzionario procede in tutto il mondo, a strappi, ora in modo sotterraneo, ora con erruzioni violente e improvvise, assumendo di volta in volta forme organizzative diverse da ormai più di un secolo e mezzo (v. Il filo rosso della rivoluzione). Si tratta, in ogni singolo paese, di operare nelle forme organizzative più adatte alla concreta situazione economico-sociale e politica, per raccogliere i militanti comunisti rivoluzionari, unire i loro sforzi e dirigerli verso obbiettivi condivisi, traendo spunto e insegnamento dalla lunga storia del “partito rivoluzionario”[1].
- La Lega dei comunisti (1847-1852)
- Il socialismo in Germania (1852-1914)
- Italia: 1872-1899
- 2a Internazionale (889-914)
- Gli spartachisti (1914-1924)
[1] Lasciando alle nostre spalle idealistiche dicotomie tra “partito storico” e “partito formale” (mondo delle idee e suo riflesso nella volgare realtà di ogni giorno?), e ancorando ogni iniziativa in campo organizzativo al criterio della lotta pratica rivoluzionaria.